LA STORIA DEL MUSEO
Le origini
Per aumentarne il valore i vari proprietari che seguono avviano lavori di ampliamento, adattamento e rifacimenti che trasformano non poco una buona parte del nucleo abitativo originario. Allo smembramento delle case Alighieri adattate a diversi usi funzionali (depositi, botteghe, abitazioni) segue presto uno stato di degrado.
La memoria del luogo natale del Poeta però, viene custodita dalla tradizione popolare che continua ad indicare, nei pressi della Torre della Castagna, quel gruppo di case umili e “obliate” come “casa di Dante”.
Come si evince dalle parole di Leonardo Bruni, nella Vita di Dante (1436), anche i discendenti dell’Alighieri, oramai trapiantati da tempo a Verona ne conservano un vago ricordo:Lionardo [Leonardo Alighieri, bisnipote di Dante] venne a Firenze con altri giovani veronesi, bene in punto e onoratamente; e me venne a visitare, come amico della memoria del suo proavo Dante; ed io gli mostrai le case di Dante e de’ suoi antichi, e diegli notizia di molte cose a lui incognite, per essersi stranato lui e i suoi della patria
FIRENZE CAPITALE (1865)
Il comune delibera l’acquisto della casa abitata da Dante
Il sesto centenario della nascita di Dante, maggio-giugno 1865, veniva ad essere celebrato in una Firenze che, inaspettatamente, stava assumendo il ruolo della città più importante del neo regno d’Italia. Appena la Convenzione di settembre con legge dell’11 dicembre del 1864, sancì definitivamente il trasferimento della capitale da Torino a Firenze, il consiglio Generale del Comune di Firenze, nella seduta del 4 febbraio 1865, deliberava, tra le altre priorità, quella di acquistare l’abitazione che era stata di Dante Alighieri: edificio posto nel Popolo di San Martino al Vescovo, di fronte alla Torre della castagna, in fregio alla allora via de’ Magazzini.
A conferma che la casa della famiglia degli Alighieri fosse ubicata proprio in quel luogo si ha un documento riguardo ad una lite intentata dal priore della chiesa di San Martino al Vescovo contro la famiglia di Dante, a causa delle radici di un fico che, dal terreno degli Alighieri, rovinavano la recinzione del giardino della chiesa.
Durante il breve periodo in cui la capitale, con non poche difficoltà, si era insediata sulle rive dell’Arno, i più illustri fiorentini di allora, quali Bettino Ricasoli, più volte presidente del Consiglio dei ministri, il Peruzzi, ministro di vari ministeri e Luigi Guglielmo Cambray Digny, primo sindaco della città, poi ministro delle finanze , solo per citare i più importanti, si trovarono alla direzione del nuovo Stato Unitario.
Così, con il Ricasoli presidente del Consiglio dei ministri e il Cambray primo cittadino, il 17 di marzo del 1866 veniva istituita una Commissione per il ” compimento delle ricerche storiche” sulla casa del Divino Poeta.
Questa, formata dall’avvocato Emilio Frullani, dallo storico Luigi Passerini, dal professor Gaetano Bianchi e dall’architetto Mariano Falcini, dopo due anni di lavoro, produssero, al Consiglio Comunale, il 10 marzo del 1868, una relazione sulle indagini svolte, consistenti in un’approfondita ricerca su documentazioni catastali che, dagli inizi del 1300, giungeva alla metà del secolo XIX; indagini di natura archeologica e con tavole di ” Piante geometriche”, in scala 1 a 140 della ” Casa abitata da Dante Alighieri e delle proprietà limitrofe”.